Dimitri Cocciuti, lo showrunner di Drag Race Italia a TvBlog: “Raccontiamo un’arte snobbata dalla tv”. E su Mi Casa Es Tu Casa con Malgioglio…
Dimitri Cocciuti, showrunner di Drag Race Italia, a TvBlog: “Il mondo che raccontiamo non è mai stato valorizzato in tv”
Dimitri Cocciuti , classe 1984, fa la televisione dal 2005. Lavora in Ballandi da più di 10 anni come autore tv e responsabile del reparto format. Due romanzi di successo all’attivo (“Ogni cosa al suo posto” e “Vai quando vuoi“), Cocciuti è showrunner di Drag Race Italia (Discovery+), ma è anche a capo di Mi casa es tu casa, il programma che vedrà il debutto di Cristiano Malgioglio come conduttore, su Rai2 (e non su Rai3, come inizialmente previsto): “Stiamo registrando, non posso anticipare nulla. Il format di partenza è Mi casa es la tuya, lo stesso portato in Italia da Raffaella Carrà con A raccontare comincia tu (di cui Dimitri Cocciuti è stato autore, Ndr). Come quella versione è stata estremamente raffaellizzata, così questa che stiamo preparando sarà totalmente malgioglizzata con tante novità e sorprese. Non saranno due programmi paragonabili. Sono molto felice di lavorare con lui. Lo spostamento da Rai3 a Rai2? Per noi non cambia nulla, siamo pronti“.
Veniamo a Drag Race Italia 2, di cui sei showrunner.
L’Italia è un po’ indietro rispetto all’America, dove lo showrunner è una figura già sdoganata e che non si ferma solo alla serialità. In Italia c’è ancora un po’ di pregiudizio, si pensa che lo showrunner sia una figura in cerca di visibilità, in realtà è una figura di grande garanzia. Ludovico Bessegato di Skam e Prisma ne è un bell’esempio. Lo showrunner ha una responsabilità più ampia rispetto al classico capoprogetto, si occupa del programma dalla sua creazione fino alla consegna dell’ultimo master.
Come sta andando questa seconda stagione?
Sono contento di come viene percepita questa seconda stagione, c’è grande affetto e stima nei confronti di concorrenti e giudici. Rispetto ad altri programmi, Drag Race Italia ha una fandom molto appassionata ed esigente.
La tv italiana negli ultimi tempi si è riempita di format en travesti, da Il cantante mascherato a Non sono una signora, passando per Tale e quale show.
Drag Race rappresenta nel mercato italiano una cosa diversa, una novità per un racconto legato al trasformismo in generale e al mondo drag in particolare. Sicuramente ha lasciato il segno. Però, il formato Drag Race – negli Stati Uniti hanno iniziato i casting della 16esima edizione, in Spagna stanno girando la terza, in Inghilterra sono alla quarta – rappresenta un mondo a parte, non riesco a immaginarlo in un filone.
Insomma, Drag Race non c’entra nulla con quei titoli che, peraltro, vanno in onda sulla generalista.
No, semplicemente non bisogna fare confusione. Quei programmi sono di trasformismo, che è molto diverso dall’arte drag. Non sono paragonabili. Le drag queen danno vita ad un personaggio che fanno evolvere nel tempo e su cui c’è uno studio. I mondi che citavi sono legati ad una trasformazione estemporanea.
Dimitri Cocciuti, fino a dove si può spingere Drag Race Italia?
Il formato ha un grande potenziale per entrare nella cultura televisiva. Mi ha colpito il riscontro delle concorrenti della prima stagione per strada. Il fatto che vengano fermate dal pubblico televisivo di tutti i giorni vuol dire che il programma ha lasciato il segno. Mi auguro che col passare delle stagioni Drag Race si trasformi da novità a fenomeno consolidato. Raccontare ogni anno le eccellenze del drag italiano significa raccontare un mondo che per tanti è stato messo in secondo piano e non è stato valorizzato. La missione di Drag Race è proprio quella di raccontare un’arte completa che prima la tv non hai mai raccontato in una certa maniera.
Quali valori muove un programma come Drag Race Italia?
Inclusività, libertà di essere se stessi e talento. Drag Race Italia è la conferma che programmi veramente inclusivi si possono fare, senza giudizi e senza pregiudizi.
Soddisfatto deli ascolti registrati su Real Time e Nove dalla prima edizione?
Certo, molto soddisfatto. E il fatto che sia arrivata una seconda stagione vuol dire che non sono stato l’unico ad esserlo. Comunque la riflessione sugli ascolti va fatta contestualizzando la tipologia del programma e questo vale in generale, non solo per Drag Race Italia. Se un prodotto nasce per il solo canale lineare, l’aspettativa è di un certo tipo, ma se la sua vita è su piattaforma, è chiaro che il riscontro del pubblico lineare sarà da second screen.
Ci sarà una terza stagione?
Ora pensiamo alla seconda, poi si vedrà (sorride, Ndr).